11febbraio2020Il Comitato Europeo dei Diritti Sociali accoglie il ricorso promosso da CGIL avverso il D.Lgs. 23/2015 (c.d. Jobs Act), ravvisando in tale normativa una violazione dei principi enunciati nell'art. 24 della Carta Sociale Europea a mente del quale ogni lavoratore illegittimamente licenziato ha diritto a ricevere"un congruo indennizzo o altra adeguata tutela".
20gennaio2020Il Tribunale di Roma, in accoglimento di un ricorso promosso da una lavoratrice licenziata per superamento del periodo di comporto, ha dichiarato l'illegittimità del licenziamento intimato in ragione dell'illegittimo computo, ai fini del calcolo del periodo di comporto, dei giorni di assenza per malattia imputabile all'inadempimento, da parte del datore di lavoro, degli obblighi di salvaguardia della salute dei lavoratori ai sensi dell'art. 2087 c.c.. (leggi il provvedimento)
9gennaio2020L'Autorità Garante per la protezione dei dati personali, in accoglimento del reclamo promosso da SLC CGIL di Roma e Lazio su mandato di diversi lavoratori dipendenti di una nota azienda operante nel settore delle telecomunicazioni, ha accertato l'illegittimità del trattamento dei dati personali dei dipendenti, raccolti dall'azienda mediante un sistema di WFM (Work Force Management), in ragione della non conformità delle informative rilasciate ai dipendenti, dell'eccessivo periodo di conservazione dei dati raccolti rispetto alle finalità perseguite nonchè in ragione dell'illegittimo e sproporzionato monitoraggio della posizione geografica dei dipendenti se non associato ai tempi di timbratura sui sistemi di gestione del personale. (leggi il provvedimento)
23settembre2019Il
Tribunale di Roma - in riforma dell’ordinanza “Fornero” con cui lo stesso
Tribunale aveva dichiarato l’illegittimità del licenziamento e applicato la sola
tutela prevista dalla Legge 604/1966 in ragione del mancato raggiungimento dei
livelli occupazionali richiesti ai fini dell’applicazione della tutela
accordata ex art. 18 della legge 300/1970 come modificato dalla Legge 92/2012 (in
quanto non era stata accertata la sussistenza di un unitario gruppo di impresa
tra le società convenute) - ha accertato che tra le società convenute sussisteva
un unitario gruppo di imprese e ha condannato le stesse società in solido alla
reintegra della lavoratrice nel posto di lavoro.
15luglio2019Il Tribunale di Roma, sezione Lavoro, in totale accoglimento del ricorso presentato da un lavoratore impiegato nell’ambito di un appalto di servizi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha accertato il diritto del lavoratore alla costituzione di un rapporto di lavoro alle dipendenze della società subentrante nell’appalto, essendo l’impresa subentrate tenuta ad effettuare una verifica sulla corretta e completa indicazione dei nominativi del personale dipendente della società uscente.
Il datore di lavoro che invochi l’aliunde perceptum da detrarre dal risarcimento dovuto al lavoratore illegittimamente licenziato, deve allegare circostanze di fatto specifiche, rilevandosi inammissibili richieste probatorie generiche o con finalità meramente esplorative. Corte di Cassazione, sezione Lavoro, ord. N. 25355 del 9 ottobre 2019. Pres. Bronzini, Rel. Marchese. (pdf)
Il termine di due anni previsto dall’art. 29, co. 2. D.Lgs. 276/2003 non è applicabile all’azione promossa dagli enti previdenziali, soggetti alla sola prescrizione atteso che l’obbligazione contributiva, derivante dalla legge e che fa capo all’INPS, è distinta ed autonoma rispetto a quella contributiva ed ha natura indisponibile. Corte di Cassazione, sezione Lavoro, sent. N. 22110 del 4 settembre 2018. Pres. Manna, Rel. Mancino. (pdf)
Nelle ipotesi di accertamento della illegittima cessione di azienda e di successiva messa a disposizione da parte del lavoratore, qualora l'azienda cedente rifiuti di ricevere la prestazione di lavoro offerta dal lavoratore sorge il diritto del lavoratore a percepire la retribuzione, non potendo l'azienda cedente portare in detrazione le retribuzioni che il lavoratore continui a percepire dall'azienda cessionaria. Corte di Cassazione, sezione Lavoro, sent. n. 17785 del 3 luglio 2019. Pres. Napoletano, Rel. Patti. (pdf)
Nelle ipotesi di reintegra giudiziale del lavoratore illegittimamente licenziato, non sussiste alcuna necessità di una messa in mora da parte del medesimo nei confronti del proprio datore e pertanto non si può escludere dal passivo del datore fallito il credito del dipendente inerente alle retribuzioni maturate dalla data del licenziamento sino alla dichiarazione di insolvenza solo in ragione della omessa offerta della propria prestazione lavorativa in seguito al provvedimento di reintegra. Corte di Cassazione, sezione Lavoro, sent. N. 15379 del 6 giugno 2019. Pres. Di Cerbo, Rel. Patti. (pdf)
Nelle ipotesi in cui venga accertata l’insussistenza del fatto materiale contestato al lavoratore, che comprende non soltanto i casi in cui il fatto non si sia verificato nella sua materialità, ma anche tutte le ipotesi in cui il fatto, materialmente accaduto, non abbia rilievo disciplinare, deve essere disposta la reintegra nel posto di lavoro anche nei confronti dei lavoratori nei confronti dei quali trova applicazione il Jobs Act (D.Lgs. 23/2015). Corte di Cassazione, sezione Lavoro, sent. N. 12174 dell’8 maggio 2019. Pres. Bronzini, Rel. Marchese. (pdf)